Il CORPO E I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
- Posted by Eva Orlando
- On 2 luglio 2018
- anoressia, bulimia, corpo, disturbi del comortamento alimentare, disturbi del comportamento alimentare
Il corpo di cui si occupa la psicoanalisi non è il corpo della medicina e neanche il corpo studiato dalla scienza. Il corpo di cui si occupa la psicoanalisi non è l’organismo: il corpo nelle sue funzioni o disfunzioni. Si tratta, invece, del corpo abitato o parlato da un sintomo, un sintomo che crea sofferenza, ma che soprattutto interroga il soggetto. Si deve a Freud – inventore della psicoanalisi – il merito di aver sganciato il sintomo nelle sue manifestazioni organiche ed averlo articolato ad una dimensione interna, soggettiva e per alcuni versi enigmatica. È questa l’origine della psicoanalisi. Il sintomo isterico non è più legato al corpo in quanto organo, ma ad un significato inconscio e rimosso. In pratica, il sintomo interroga il soggetto. La persona – il futuro analizzante – non sa niente del suo sintomo, eppure, avverte che questo significhi qualcosa, che stia lì per comunicargli qualcosa, se non altro che la sua vita non va come vorrebbe.
L’epoca attuale sembra contraddistinta da un imperativo legato al corpo. Tutti dobbiamo essere il modello, quel preciso e rigido modello che ci propina l’immaginario collettivo. Tutti dobbiamo essere uguali e rientrare il più possibile in un’immagine che è l’altro ad offrirci. E questo vale per gli adolescenti, ma non solo, per i ragazzi, ma soprattutto per le ragazze che faticano a identificarsi col proprio corpo.
Noi siamo il nostro corpo o abbiamo un corpo? Noi siamo quell’immagine che ci rinvia lo specchio? Adulatrice o disperata, ma mai indifferente. Ed è così che sprofondiamo in un imbuto, l’imbuto del nostro stesso corpo e delle immagini illusorie che abbiamo di esso. Le difficoltà legate al corpo si ritrovano nella clinica dei cosiddetti disturbi alimentari: anoressia, bulimia e obesità. In tutt’e tre le varianti c’è una sfida con l’oggetto cibo che potrei indicare come un corpo a corpo con il cibo. Nell’anoressia c’è un rifiuto del cibo che è legato ad un desiderio di niente. Si potrebbe dire che la paziente anoressica piuttosto che non mangiare, mangi niente. È un niente nel quale la paziente sprofonda fino a restringere il suo corpo, perché pensa così illusoriamente di sentirlo.
Nella bulimia c’è un consumo sfrenato di una quantità di cibo non scelto, non desiderato, ma senza piacere, senza fame, con un forte sentimento di perdita di controllo e di colpa.
Nell’obesità il corpo deve essere coperto e fino ad essere sepolto da un peso spropositato. La bellezza del corpo fatto di sguardo, di parole, di gesti eclissa in un sentimento di disgusto e scarto. Eppure, tutte queste varianti alimentari sembrano legate ad un non-senso. Non c’è un senso afferrabile, dicibile che porta questi pazienti a vivere in questo modo il loro rapporto con il corpo. Nel suo desiderare niente l’anoressica non può porre limite al suo godimento; nel suo perdersi nella abbuffate la bulimica non può porre limite al suo godimento…Siamo di fronte ad un godimento illimitato che lascia le sue tracce. Si capisce bene, come in questa clinica il corpo sia molto più del soma che la scienza separa dal germen e dalla filosofia dell’anima. E l’inconscio è molto più della psiche, con la quale il filosofo dice che l’uomo pensa. L’inconscio, se tocca l’anima, è attraverso il corpo. E l’inconscio è questo mistero, il mistero del corpo parlante.
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